sabato, ottobre 28, 2006

a qualche fuso orario da qui

Lo ammetto, dovrei aggiornare questo blog con maggiore regolarità. Le persone, eventi e penseri su cui scrivere non mancano, quello che manca, alle volte, è sapere cogliere il momento giusto per sedersi e provare a vedere quello che esce fuori. Ci sono un paio di cosette su cui scrivere, ma non oggi. E' sempre difficile scrivere di qualcuno che non c'è più, si corre il rischio di rimanere prigionieri nelle maglie della retorica, di annegare tra le lacrime di coccodrillo. Allora faccio una cosa: scrivo di me, e di cosa ho provato, quando ho saputo che Anna Politkovskaja è stata uccisa sul pianerottolo di casa sua. Quando apprendo per la prima che lei non c'è più è una mattina d'inizio ottobre, sto preparando l'insalata per il pranzo, come sottofondo le notizie del tg2. Le cose durante il servizio su di lei vanno più o meno così: prima parla un inviato da Mosca, poi la parola passa al direttore del suo giornale, poi immagini di lei sorridente-alla scrivania, poi a che punto sono le indagini.... Continuo a tagliare le foglie di insalata e penso che non voglio dimenticare, non voglio dimenticarla. Segno sull'agenda il 7 di ottobre. Riporto qui la parte finale di un articolo di Anna Politkovskaja pubblicato sull'internazionale di questa settimana dove lei racconta il suo mestiere di giornalista:

"Non sono un vero animale politico. Non ho aderito a nessun partito perchè lo considero un errore per un giornalista, almeno in Russia. E non ho sentito la necessità di difendere la duma, anche se ci sono stati anni in cui mi hanno chiesto di farlo. Quale crimine ho commesso per essere bollata come "una contro di noi"? Mi sono limitata a riferire i fatti di cui sono stata testimone. Ho scritto e, più raramente, ho parlato. Pubblico pochi commenti, perchè mi ricordano le opinioni imposte nella mia infanzia sovietica. Penso che i lettori sappiano interpretare da soli quello che leggono. Per questo scrivo soprattutto reportage, anche se a volte, lo ammetto, aggiungo qualche parere personale. Non sono un magistrato inquirente, sono solo una persona che descrive quello che succede a chi non può vederlo. I servizi trasmessi in tv e gli articoli pubblicati sulla maggior parte dei giornali sono quasi tutti di stampo ideologico. I cittadini sanno poco o niente di quello che accade in altre zone del paese e a volte perfino nella loro regione. Il Cremlino ha reagito cercando di bloccare il mio lavoro: i suoi ideologi credono che sia il modo migliore per annullare l'effetto di quello che scrivo. Ma impedire ad una persona che fa il suo lavoro con passione di raccontare il mondo che lo circonda è un'impresa impossibile. La mia vita è difficile, certo, ma è soprattutto umiliante. A 47 anni non ho più l'età per scontrarmi con l'ostilità e avere il marchio di reietta stampato sulla fronte. Non parlerò delle altre gioie del mio lavoro - l'avvelenamento, gli arresti, le minacce di morte telefoniche e online, le convocazioni settimanali nell'ufficio del procuratore generale per firmare delle dichiarazioni su quasi tutti i miei articoli. La domanda che mi rivolgono è sempre la stessa:"Come e quando ha ottenuto queste informazioni?". Naturalmente gli articoli che mi presentano come la pazza di Mosca non mi fanno piacere. Vivere così è orribile. Vorrei un pò più di comprensione. Ma la cosa più importanteè continuare a fare il mio lavoro, raccontare quello che vedo, ricevere ogni giorno in redazione persone che non sanno dove altro andare. Per il Cremlino le loro storie non rispettano la linea ufficiale. L'unico posto dove possono raccontarle è la Novaja Gazeta".
Per questa volta niente foto: non voglio sciupare una sua foto per il mio blogghetto...



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