giovedì, marzo 30, 2006

A proposito di finestre e di cortili


Questo è quello che si vedeva dalla mia finestra una settimana fa. Al momento i fiori sono di un colore che è una via di mezzo tra il bordeaux e il ruggine.

Sto leggendo alcune cose per l'esame di Urbanistica:

"Cos'è Roma? Qual è Roma?Dove finisce e dove comincia Roma?Roma è sicuramente la più bella città d'Italia - se non del mondo. Ma è anche la più brutta, la pià accogliente, la più drammatica, la più ricca, la più miserabile. Il cinema ha molto aitato a farla conoscere, anche a chi non ci vive. Ma bisogna stare attenti: il gusto neorealistico che ha presieduto ai film su Roma è troppo imbevuto di bozzettismo, di particolarismo dialettale, di ottimismo umanitario, di crepuscolarismo: tutte cose che non potranno mai dare, col loro tono medio, grigio o roseo, l'atmosfera di questa città che è così drammaticamente contraddittoria. le contraddizioni di Roma sono difficili a superarsi perchè sono contraddizioni di genere esistenziale: più che termini di una contraddizione, la ricchiezza e la miseria, la felicità e l'orrore di Roma, son parti di un magma, di un caos.
Per lo straniero e il visitatore Roma è la città contenuta entro le vecchie mura rinascimentali: il resto è vaga e anonima periferia, che non vale la pena di vedere. (...)
Sezionata, Roma presenterebbe una quantità straordinaria di strati: è questa la sua bellezza. Aggiungi il sole, l'aria tenera, l'allegria della vita all'aperto - che non è mai idilliaca, ma ha sempre un fondo drammatico, e quindi non può stancare mai, è sempre viva, emozionante... (...)
la Roma ignota al turista, ignorata dal benpensante, inesistente sulle piante, è una città immensa.
Qualche barlume, anche il turista idiota e il benpensante che si benda gli occhi, di questa città sproporzionata e affondata in mille, grandiosi comparti stagni, lo può avere appena guardi fuori dal finestrino del treno o del pullman che lo trasporta. Allora, davanti al suo occhio che non vede, voleranno di qua e di là frammenti di villaggi, di tuguri, di distesa da città beduina, frane sgangherate di palazzoni e cinema sfrazosi, ex casali incastrati tra grattacieli, dighe di pareti altissime e vicoletti fangosi, vuoti improvvisi in cui ricompaiono sterri e prati con qualche gregge sparso intorno e , in fondo - nella campagna bruciata o fangosa, tutta collinette, montarozzi, affossamenti, vecchie cave, altipiani, fogne, ruderi, scarichi, marane e immondezzai - il fronte della città.(...)
Per ora pare sia nata per caso, si sia ingigantita senza senso, viva di un'esistenza nè propria nè marginale. C'è un certo momento, in chi osserva questo fenomeno della città che cresce di anno in anno, di mese in mese, di giorno in giorno che pare non esserci altro mezzo di conoscenza che l'occhio. Lo spettacolo visivo è così assillant, grandioso, senza soluzione di continuità, che pare di poter risolvere tutto, intuitivamente, in una serie ininterrotta di osservazioni: di inquadrature verrebbe voglia di dire, di una infinità di primi piani particolarissimi, a un'infinità di panoramiche sconfinate.
Lo spettacolo per l'occhio è inesairibile, dunque: da MonteMario e Monteverde, da S.Paolo all'Appio, dal Prenestino a Montesacro, l'esplosione edilizia non ha limite.(...)
Per chi cerchi di guradare dietro il fronte della città, il problema immediato è ancora un altro, ed è molto semplice. Malgrado l'eruzione edilizia la difficoltà di avere una casa resta uguale. I centodiecimila vani costruiti l'anno scorso lasciano le cose come stavano. (...)
All'interno, dunque, il fronte della città ha due faccie: quella di chi costruisce e quella di chi abita.(...)
L'agio si cui fa leva l'influenza ideologica della classe al potere, dando inizio all'epoca della televisione e dei flippers, e su cui si sta impiantando quella specie di americanismo cui accennavamo, è in realtà ancora disordine, miseria, precarietà: e tanto più gravi, appunto, perchè si presentano sotto forma di agio, di meno peggio - mentre tutto, invece, sarebbe ancora da incominciare."
P.P. Pasolini, Vie Nuove, Roma, 24 maggio 1958, pp. 119-123.

Forse è vero che si parla un pò troppo di lui...

Questa sera sono andata al cinema per vedere" il caimano". Non avevo una gran fretta di vedere il film,da un lato perchè se ne fa un gran parlare (direi troppo), sarà perchè i soliti apocalittici profetizzavano un effetto Moore.
Bè il film a dir la verità a me è piaciuto ma - in non faccio testo in questo caso - in fin dei conti a me piacciono praticamente tutti i film di moretti.Ricordo che ho visto "palombella rossa" che andavo in seconda elemetare a giù di lì. Non è però il suo film più bello, diciamo che lo colloco nella media sia per quanto riguarda i film di Moretti sia all'interno del mio personale indice di gradimento .
Però ci sono alcune cose che vale la pena di ricordare: i film che ha prodotto Silvio Orlando (davvero bravo, come sempre per fortuna!) hanno nomi che vanno da "mocassini assassini" a "maciste contro freud" per passare a "cataratte" (o "cataratta"?).
E poi c'è il dialogo in macchina tra Nanni Moretti, Jasmine Trinca e Silvio Orlando. Moretti dice che secondo lui un film su Silvio Berlusconi non dirà niente di nuovo a quello che è già stato detto sul personaggio e che difficilmente può far cambiare idea alle persone. Questo perchè chi vuol sapere sa ormai tutto mentre non sapere, a questo punto, diventa del tutto simile ad un atto volontario. Segue (o precede) a questo discorso una critica all'umorismo della sinistra troppo rivolto ai lifting e ai trapianti di capelli di Berlusconi .
Infine il produttore polacco dice che in l'Italia, che lui chiama ripetutamente Italietta, si parla solo di televisione e Berlusconi. Continua poi dicendo che secondo lui gli italiani quando toccano il fondo non riescono a fermarsi lì ma continuano a scavere.
E poi c'è Roma d'estate: piena di sole, bellissima.

mercoledì, marzo 29, 2006



ho fatto questa foto l'estate scorsa ad Anguillara (in provincia di Roma).Ricordo quel pomeriggio ancora molto bene: sarà stata l'ottima compagnia,o forse il fatto che stavo molto bene nei miei panni. Guardo fuori dalla mia finestra oggi e vedo che ci siamo: la primavera è arrivata.