martedì, ottobre 31, 2006

pensieri eccentrici



Ci sono due film. Uno racconta di un dodicenne inglese che, durante la guerra delle Falkand, viene adottato da un gruppo di skinheads. Nell’altro, invece, un presentatore di una tv locale, un professore di storia e un ex Babbo Natale descrivono, in modo surreale, gli eventi del 22 dicembre della Romania di 16 anni fa (quasi 17 a dire il vero…). Cosa hanno in comune questi due film? Il cielo grigio, le pozzanghere ai bordi delle strade e una melanconia che non lascia mai la scena. Ma c’è una cosa, che più di ogni altra mi ha colpito. Il pensiero di un mondo periferico. Sono film nati lontani da un centro, inteso come luogo dove le domande portano con sé delle risposte e dove le luci corrono il rischio di accecare e di non fare vedere tutto-il-resto. Mi piacciono, invece, i mondi in cui le certezze esistono per essere messe in discussione . Mi piacciono le ombre che i palazzoni proiettano sui campi che, nonostante tutto, gli crescono accanto. Sono elementi che non posso fare a meno di associare periferia, a quella che conosco sulla mia pelle, a quella che continuo ad inseguire nei film, nella musica, nelle foto…

la foto è di Ferdinado Scianna e si trova nel mese di marzo del mio calendario 2006. Non garantisco niente, ma potrebbe darsi che comincerò a fare un utile-futile elenco di quello che mi mancherà del 2006 e quello che sarei felice di lasciarmi alle spalle. Ma non garantisco niente.

sabato, ottobre 28, 2006

a qualche fuso orario da qui

Lo ammetto, dovrei aggiornare questo blog con maggiore regolarità. Le persone, eventi e penseri su cui scrivere non mancano, quello che manca, alle volte, è sapere cogliere il momento giusto per sedersi e provare a vedere quello che esce fuori. Ci sono un paio di cosette su cui scrivere, ma non oggi. E' sempre difficile scrivere di qualcuno che non c'è più, si corre il rischio di rimanere prigionieri nelle maglie della retorica, di annegare tra le lacrime di coccodrillo. Allora faccio una cosa: scrivo di me, e di cosa ho provato, quando ho saputo che Anna Politkovskaja è stata uccisa sul pianerottolo di casa sua. Quando apprendo per la prima che lei non c'è più è una mattina d'inizio ottobre, sto preparando l'insalata per il pranzo, come sottofondo le notizie del tg2. Le cose durante il servizio su di lei vanno più o meno così: prima parla un inviato da Mosca, poi la parola passa al direttore del suo giornale, poi immagini di lei sorridente-alla scrivania, poi a che punto sono le indagini.... Continuo a tagliare le foglie di insalata e penso che non voglio dimenticare, non voglio dimenticarla. Segno sull'agenda il 7 di ottobre. Riporto qui la parte finale di un articolo di Anna Politkovskaja pubblicato sull'internazionale di questa settimana dove lei racconta il suo mestiere di giornalista:

"Non sono un vero animale politico. Non ho aderito a nessun partito perchè lo considero un errore per un giornalista, almeno in Russia. E non ho sentito la necessità di difendere la duma, anche se ci sono stati anni in cui mi hanno chiesto di farlo. Quale crimine ho commesso per essere bollata come "una contro di noi"? Mi sono limitata a riferire i fatti di cui sono stata testimone. Ho scritto e, più raramente, ho parlato. Pubblico pochi commenti, perchè mi ricordano le opinioni imposte nella mia infanzia sovietica. Penso che i lettori sappiano interpretare da soli quello che leggono. Per questo scrivo soprattutto reportage, anche se a volte, lo ammetto, aggiungo qualche parere personale. Non sono un magistrato inquirente, sono solo una persona che descrive quello che succede a chi non può vederlo. I servizi trasmessi in tv e gli articoli pubblicati sulla maggior parte dei giornali sono quasi tutti di stampo ideologico. I cittadini sanno poco o niente di quello che accade in altre zone del paese e a volte perfino nella loro regione. Il Cremlino ha reagito cercando di bloccare il mio lavoro: i suoi ideologi credono che sia il modo migliore per annullare l'effetto di quello che scrivo. Ma impedire ad una persona che fa il suo lavoro con passione di raccontare il mondo che lo circonda è un'impresa impossibile. La mia vita è difficile, certo, ma è soprattutto umiliante. A 47 anni non ho più l'età per scontrarmi con l'ostilità e avere il marchio di reietta stampato sulla fronte. Non parlerò delle altre gioie del mio lavoro - l'avvelenamento, gli arresti, le minacce di morte telefoniche e online, le convocazioni settimanali nell'ufficio del procuratore generale per firmare delle dichiarazioni su quasi tutti i miei articoli. La domanda che mi rivolgono è sempre la stessa:"Come e quando ha ottenuto queste informazioni?". Naturalmente gli articoli che mi presentano come la pazza di Mosca non mi fanno piacere. Vivere così è orribile. Vorrei un pò più di comprensione. Ma la cosa più importanteè continuare a fare il mio lavoro, raccontare quello che vedo, ricevere ogni giorno in redazione persone che non sanno dove altro andare. Per il Cremlino le loro storie non rispettano la linea ufficiale. L'unico posto dove possono raccontarle è la Novaja Gazeta".
Per questa volta niente foto: non voglio sciupare una sua foto per il mio blogghetto...



sabato, ottobre 21, 2006

noi andiamo a caccia. vieni?

Un consiglio per chi non riesce a sbarazzarsi delle sue Dr Martens nere e la domenica mattina pensa che London Calling è proprio quello che ci vuole: se This is England arriva in qualche sala andatelo a vedere. E alla fine del film controllate se anche il vostro vicino di poltrona, come voi, ha gli occhi lucidi. A noi pochi eletti dell'Antares ieri sera è successo (di avere gli occhi lucidi).

giovedì, ottobre 19, 2006

l'aria si fa pungente



Succede che alle volte girano in testa pensieri importanti e che, di conseguenza, hanno bisogno di essere raccontati con parole importanti. Questo fa io decida di non scrivere per non correre il rischio di vederli (i pensieri importanti intendo!) trasformati in frasi da quattro soldi. Ma non si vive di sole riflessioni esistenziali, no? Negli ultimi tempi sono stata ad Foligno e sono sopravvissuta ad una settimana piuttosto intensa alle prese con una sorellina da accompagnare a scuola e a cui prepare la colazione-la merenda-il pranzo-la merenda-la cena, far fare i compiti e dare una considerevole dose di coccole. Mi resta ancora l'attesa per vaticinii clinici su persone a me molto care.
Stamattina, mentre mi godevo la ritrovata calma e facevo colazione con le le macinedelmulinobianco, pensavo alla musica delle mie giornate da qualche mese a questa parte. Eccola:
Sufjan Stevens "come on! feel the illinois!"
Josè Gonzales "veneer"

Sono fantastici durante una traduzione dal francese, sul treno al ritorno dall'Umbria, quando vorrei che il telefono si incenerisse...

domenica scorsa a Piazza di Spagna un tizio andava in giro con questo cartello...

giovedì, ottobre 05, 2006

fonti energetiche "alternative"

sabato trenta settembre duemilasei - via cavour...

provviste per l'autunno

...e poi all'improvviso ti accorgi che bisogna guardare in faccia l'autunno e che, bisogna ammetterlo, non sai davvero da che parte cominciare. Potrei decidere di ri- mettere piede all'università.
Potrei fare spazio nell'armadio.
Potrei ricominciare a nuotare.
Potrei dare aria alle stanze (anche in senso figurato).
Però resto lì immobile e guardare le nuvole piene di pioggia. Immobile. E poi mentre sto immobile e presa nella mia insulsa contemplazione arriva una telefonata, poi una carbonara-vegetaria e un film delizioso.